I dati raccolti nei registri dei dispositivi impiantati, come quelli sui laboratori di emodinamica del Registro Gise rappresentano un patrimonio importantissimo per definire con precisione i fabbisogni sanitari così da bandire gare appropriate nell’approvvigionamento locale e nazionale.

registri dei dispositivi impiantati
I registri dei dispositivi medici impiantati rappresentano uno strumento per definire i fabbisogni sanitari e ridurre gli sprechi

“L’istituzione obbligatoria di registri nazionali e regionali degli impianti di dispositivi medici innescherebbe un processo virtuoso di spending review, che gioverebbe agli acquisti. Una mappatura di tutti gli interventi effettuati e delle relative tecnologie utilizzate potrebbe infatti definire con precisione i fabbisogni sanitari così da bandire gare senza sprechi nell’approvvigionamento sia a livello locale che nazionale. I dati sui laboratori di emodinamica del Registro istituito da Gise-Società italiana di cardiologia interventistica, presentati a Roma, rappresentano un patrimonio importantissimo, non solo perché sono il termometro di quanto negli anni la qualità di vita dei pazienti è migliorata grazie all’innovazione e alla professionalità degli operatori medico-sanitari, ma anche perché permettono a chi acquista di consultarli e di fornire le strutture sanitarie sulla base del numero di interventi realizzati in media l’anno precedente”.

Questo il commento di Assobiomedica sui dati presentati in conferenza stampa il 6 ottobre 2016 a Roma da Gise-Società italiana di cardiologia interventistica.

Assobiomedica sull’importanza dei registri dei dispositivi impiantati

«La collaborazione che Consip ha avviato con la società italiana di cardiologia interventistica-Gise, così come con altre società scientifiche – ha dichiarato Daniela Delledonne, presidente dell’Associazione Biomedicali di Assobiomedica – dimostra l’importanza di avviare un confronto con gli operatori sanitari nella scelta delle tecnologie e nella definizione dei fabbisogni. Sarebbe più che mai utile e alquanto sostenibile che venissero istituiti dei registri quanto più completi possibile, sia come quantità e qualità delle informazioni raccolte, sia come numero di regioni che li alimentano, sia in termini di costanza degli aggiornamenti».

«Ne è un ulteriore esempio il progetto RIAP-Registro italiano artroprotesi, avviato su base volontaria da un comitato scientifico composto, tra gli altri da istituto Superiore di sanità, ministero della Salute e Assobiomedica. Se chi acquista venisse messo in condizione di consultare questi registri si avrebbe un ulteriore strumento utile e appropriato nella lotta agli sprechi. Inoltre, i registri – ha concluso Delledonne – consentirebbero di monitorare la tracciabilità e la vigilanza dei dispositivi medici, garantendo, se a pieno regime, un più alto livello di sicurezza, e contribuendo al contempo a elevare la qualità delle cure e la professionalità degli operatori».