Siamo solo al secondo mese del nuovo anno, ed è ancora presto per delineare come stia evolvendo il mercato delle operazioni di fusione e acquisizione (M&A) nel settore life sciences; le aspettative degli analisti sono comunque di crescita rispetto ai valori fatti segnare nel 2017, anche grazie all’entrata di capitali offshore delle prime dieci aziende Usa e al focus sulla creazione di piattaforme centrate sul cliente. Le indicazioni provengono dal rapporto di EY 2018 M&A Firepower Report: Life sciences deals and data, secondo cui il valore complessivo delle operazioni M&A rispetto al 2017 dovrebbe aumentare di circa $ 200 miliardi, con $ 160 miliardi proveniente da cash offshore.

Il 2018 si prospetta come un anno ancora ricco di operazioni M&A, secondo l’annuale rapporto di EY

I driver del settore

Non solo capitali freschi: anche una accesa competizione con molti nuovi player che entrano in un mercato sempre più affollato, e le nuove politiche fiscali lanciate dal presidente Trump per il rimpatrio dei capitali all’estero delle aziende Usa sono i driver principali per il 2018 individuati da EY, che ha analizzato nello specifico i settori biopharma, biotech e del medical device.
Secondo il sondaggio condotto tra le principali aziende del settore, il 60% circa di esse starebbe considerando di perseguire in modo attivo nuove operazioni di M&A, come parte di una strategia inorganica di crescita basata sull’allocazione del capitale (dati EY Global Capital Confidence Barometer-CCB: Life Sciences).

Mega-merger e piattaforme clienti-centriche

Secondo Jeff Greene, leader degli EY Global life sciences transaction advisory services, Le società del settore utilizzano il loro firepower per creare vantaggi competitivi, in modo particolare per contrastare le tecnologie e i player non tradizionali che stanno mettendo alla prova i modelli consolidati di business. “Per proteggere i profitti, rimanere competitivi nelle aree terapeutiche chiave e costruire in scala per fronteggiare le nuove sfide dalla supply chain, i leader dei settori biopharma e medtech cercheranno nel 2018 operazioni di M&A più trasformative, compresi i mega-merger e l’utilizzo di fondi cash che attualmente sono detenuti offshore”, ha detto Greene.
I mega-merger e i consolidamenti del settore biopharma, attualmente molto frammentato, potrebbero anche trovare una ulteriore spinta nella crescente disponibilità di piattaforme clienti-centriche, considerando anche che le società top five possiedono non più del 5% del mercato farmaceutico globale. Una dinamica che – secondo Pamela Spence, EY Global life sciences industry leader – è spinta dalla volontà delle società di apportare un maggior valore al paziente, “inclusi i servizi che aiutino a differenziare i loro prodotti al di là delle compresse o dei dispositivi. Devono permettere il trasferimento senza frizioni dei dati comportamentali, psicologico, sociali ed economici generati dai pazienti, dai provider e dai payer per creare terapie personalizzate più efficaci e migliori esiti per i clienti”.

Gli altri dati del rapporto

L’oncologia dovrebbe continuare a coprire un ruolo di primo piano tra le aree terapeutiche, che vedono una sempre maggiore competizione all’interno di quelle più tradizionali. Proprio quest’area potrebbe essere oggetto di molte operazioni di consolidamento, secondo l’analista, spinte dal forte numero di nuovi farmaci innovatici e di nuovi biosimilari che entreranno sul mercato.
Una spinta ulteriore per tutto il settore life sciences potrebbe venire dal numero crescente di buyer non tradizionali e ad alta capitalizzazione che agiscono nel settore e che potrebbero favorire operazioni di M&A cross-settoriali. Anche la Cina sta investendo molto al di fuori dei propri confini, dove ai player più tradizionali (le grandi società di specialty pharma che hanno disinvestito alcuni loro assett, passati ad investitori strategici della regione Asia-Pacifico) potrebbero affiancarsi anche aziende di tecnologia che potrebbero giocare un effetto dirompente per l’intero comparto.

Più in sofferenza, secondo EY, è il settore biotech, a causa delle alte valutazioni che si trovano a fare i conti con una scarsità di capitali pubblici e privati. Proprio queste dinamiche farebbero propendere per un momento di allentamento nelle operazioni di M&A a favore del mantenimento dell’indipendenza di queste aziende, che potrebbero così concentrarsi maggiormente nelle attività di approdondimento dello sviluppo delle proprie pipeline. Secondo gli analisti, permane comunque un certo interesse dei venture capital ad investire nel settore, soprattutto a favore di aziende “unicorn” che possono godere di valutazioni superiori al miliardo di dollari.