Un’unica Agenzia africana dei medicinali (African Medicines Agency, Ama) responsabile per l’approvazione dei prodotti medicinali considerati prioritari per le popolazioni del continente del Sud secondo le politiche stabilite dall’Unione Africana. Un’Agenzia che rappresenterà sotto un unico ombrello cinquantacinque paesi diversi e le cinque aree economiche del continente africano (ad esclusione dei paesi del Nord Africa): il trattato per la costituzione di Ama è stato approvato all’unanimità da parte dei ministri della Salute di tutti i cinquantacinque paesi coinvolti nell’iniziativa nel corso della recente 71°World Health Assembly.

I passaggi verso la fondazione dell’African Medicines Agency (credits: African Medicines Regulatory Harmonisation Initiative, 2017)

Ancora pochi passi per la piena operatività

Il trattato dovrà essere ora formalmente sottoscritto dai Capi di Stato dei diversi paesi, un atto necessario per conferire pieno mandato alla nuova agenzia regolatoria, che agirà in qualità di agenzia specializzata dell’Unione Africana trovando piena legittimazione sul sottostante sistema di trattati che ne regola il funzionamento. Proprio per questo, l’Organizzazione mondiale della sanità, l’Unione Africana e la Nepad Planning and Coordination Agency – i tre enti che hanno collaborato nel definire la struttutra della nuova agenzia e il suo scopo  – invitano con un video pubblicato su YouTube tutti i paesi a supportare quest’azione trasformativa dell’industria farmaceutica africana e a contattare l’Unione Africana per ottenere maggiori informazioni sull’iter da seguire.

L’iniziativa di fondare un’Agenzia africana dei medicinali era stata inizialmente sottoscritta nel 2014 dai ministri della Salute africani (Luanda Committment) ed è poi passata attraverso varie fasi di consultazione sia a livello delle agenzie regolatorie nazionali che dei governi coinvolti prima di arrivare all’odierna approvazione del trattato.

Sviluppare l’industria farmaceutica africana

Lo scopo primario dell’Agenzia africana dei medicanali sarà supportare la crescita di un’industria farmaceutica forte sul continente africano, secondo la visione indicata dall’Unione Africana nell’ottica di una sempre maggiore integrazione dei diversi paesi.
L’Ama, che agirà in coordinamento con le diverse agenzie regolatorie già esistenti nei diversi paesi, sarà responsabile anche dell’ispezione, del coordinamento e della condivisione delle informazioni sui prodotti autorizzati per il commercio, per la revisione congiunta delle domanda di autorizzazione a condurre studi clinici, del coordinamento del netowork di laboratori deputati ai controlli di qualità sui medicinali.
Fondamentale per la riuscita del progetto sarà anche l’attività di armonizzazione della legislazione in materia di farmaci, che dovrebbe portare Ama all’emissione di standard comuni e regolamenti, che riflettano gli standard internazionali e valevoli sull’intera area geografica ad essa afferente.
L’industria farmaceutica africana è in forte sviluppo ed è attesa raggiungere un valore di circa 40-65 miliardi di dollari nel 2020. Il settore è fondamentale, secondo l’Agenda 2063 dell’Unione Africana, per stimolare la crescita dell’intero continente, attraverso la creazione di nuovi posti di lavoro e il sostegno allo sviluppo socio-economico delle popolazioni.

Più qualità e salute

Uno dei punti chiave della mission della nuova Agenzia africana dei medicinali sarà proprio il contrasto all’uso dei medicinali con standard qualitativi e di efficacia troppo bassi da parte delle popolazioni africane. Attualmente solo il 2% dei medicinali consumati nel continente è prodotto in loco e, soprattutto nella regione centro-africana, è molto diffuso il fenomeno della contraffazione e del commercio di prodotti sottostandard (che rappresenterebbero il 25-35% del mercato). A ciò si aggiunge anche l’ampia diffusione del commercio illegale di farmaci, stimata variare a seconda dei paesi dal 25 al 55%.
La nuova Agenzia sarà un elemento chiave per contrastare questi fenomeni e garantire un’ampio accesso della popolazione a prodotti basati sugli standard di qualità internazionali, ma fabbricati in loco ad un costo più sostenibile per le fragili economie del continente.