L’emicrania è una malattia neurologica che colpisce soprattutto il sesso femminile (in un rapporto 3:1), rappresenta la terza patologia più frequente e la seconda più disabilitante del genere umano secondo i dati dell’OMS [GBD 2016 Disease and Injury Incidence and Prevalence Collaborators (2017). Global, regional, and national incidence, prevalence, and years lived with disability for 328 diseases and injuries for 195 countries, 1990-2016: a systematic analysis for the Global Burden of Disease Study 2016. Lancet 390 (10100):1211-59].

La medicina di genere si occupa di emicrania femmilnile. L'ISS ha pubbllicato il libro bianco Impatto socio-economico dell'emicrania in Italia
La medicina di genere si occupa di emicrania femminile. L’ISS ha pubblicato il libro bianco Impatto socio-economico dell’emicrania in Italia

Uno studio sull’impatto sociale ed economico dell’emicrania in Italia e sulle differenze di genere (studio Gema) ha evidenziato che, sebbene le donne siano più colpite degli uomini, esse spendono meno in cure.

Inoltre, l’emicrania si presenta nella donna in forma più severa con attacchi più frequenti, di maggiore intensità e durata, ed è associata a sintomi vegetativi di accompagnamento più marcati [Vetvik KG, MacGregor EA (2017). Sex differences in the epidemiology, clinical features, and pathophysiology of migraine. Lancet Neurol 16(1):76-87].

Disabilità nella donna con emicrania

L’emicrania nella donna si caratterizza per più elevati livelli di disabilità alla scala MIDAS (MIgraine Disability Assessment Scale) rispetto all’uomo [OR: 1,34 (95% IC: 1,21-1,48)].

La scarsa attenzione sociale al problema dell’emicrania comporta una percezione della malattia come stigma da parte del 32,9% dei pazienti che, pertanto, è riluttante a rivelare il proprio problema agli altri. Inoltre, il 10% di tali pazienti non si sente compreso rispetto alla propria patologia da parenti e amici e il 12% dai colleghi in ambito lavorativo. Il paziente ritiene l’emicrania responsabile in qualche maniera di una compromissione della carriera scolastica nell’11,8% dei casi, di ridotti guadagni nel 5,9% e di sofferenze in ambito lavorativo nel 7,4% [Lampl C, Thomas H, Stovner LJ, et al. (2016b). Interictal burden attributable to episodic headache: findings from the Eurolight Project. J Headache Pain 17:9].

Esiste anche una disabilità interictale: lo studio Eurolight sottolinea che gli emicranici presentano sintomi al di fuori dell’attacco nel 26% dei casi, ansia nel 10,6% e comportamenti evitanti nel 14,8%.

Comorbilità nella donna con emicrania

La donna emicranica presenta in genere un maggiore numero complessivo di comorbilità quali disturbi dello spettro affettivo, epilessia, sindromi dolorose croniche, allergie, asma e patologie circolatorie [Lampl C, Thomas H, Tassorelli C, et al. (2016a). Headache, depression and anxiety: associations in the Eurolight Project. J Headache Pain 17:59. e Dodick DW (2018). Migraine. Lancet 391(10127):1315-30], queste ultime legate anche all’uso di contraccettivi ormonali.

Nicoletta Orthmann, ONDA (Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere) spiega:

«Il quadro clinico della donna con emicrania è spesso aggravato da altre patologie come:

  • endometriosi,
  • dolore pelvico cronico,
  • sindrome dell’intestino irritabile,
  • ansia e depressione,
  • disturbi del sonno.

Questo le espone a un maggior rischio di eventi cardiovascolari come ictus, infarto,
tromboembolismo e fibrillazione atriale».

Nella donna emicranica con aura, inoltre, l’impiego di associazioni estroprogestiniche può peggiorare o addirittura scatenare le crisi di mal di testa e incrementa anche nettamente il rischio di eventi ischemici cerebrali, specie se la donna è fumatrice. Il rischio ischemico non è invece incrementato in caso di assunzione di contraccettivo a base di solo progestinico.

Impatto socio-economico dell’emicrania femminile in Italia: lo studio Gema (Gender&Migraine)

A partire dall’identificazione delle scarse evidenze disponibili in letteratura sull’impatto economico e sociale dell’emicrania, lo studio Gema (Gender&Migraine) del CERGAS (Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale) SDA Bocconi School of Management, Università Bocconi, Milano, ha indagato i costi diretti sanitari, non sanitari e le perdite di produttività associate all’emicrania attraverso un’indagine multidimensionale diretta effettuata su un campione di 607 pazienti adulti con almeno 4 giorni di emicrania al mese. La rilevazione è stata effettuata nel mese di giugno 2018.

Carla Rognoni, Rosanna Tarricone e Aleksandra Torbica del CERGAS spiegano che l’indagine multidimensionale sull’impatto sociale ed economico dell’emicrania in Italia e sulle differenze di genere ha evidenziato i seguenti punti:

  • La qualità della vita è risultata peggiore tra le donne in tutte le scale prese in considerazione: dall’interruzione alla limitazione delle attività quotidiane fino agli effetti sulla sfera emotiva.
  • Le donne hanno un numero di attacchi mensili inferiore a quello degli uomini (7,0 vs 7,6
    degli uomini) ma di maggiore e significativa durata (71% vs 49%).
  • Le donne, che riportano una qualità di vita peggiore rispetto agli uomini, perdono un
    numero maggiore di giornate lavorative 16,8 giorni di lavoro in un anno (vs 13,6 giorni per i maschi.) Al contempo, le donne tendono maggiormente a recarsi al lavoro in condizioni di malessere rispetto agli uomini (51,6 giorni di presenteismo per le donne all’anno vs 35,6 giorni per gli uomini). Tuttavia, avendo le donne un reddito mediamente più basso rispetto agli uomini, riportano una perdita di produttività minore.
  • Anche nella sfera privata le donne rinunciano più frequentemente ad uscire con gli amici, dedicarsi agli hobby, praticare sport e dedicarsi alla famiglia. Sono infatti 26,4 all’anno le giornate di vita sociale e privata perse a causa dell’emicrania rispetto alle 20 rilevate e gli uomini.
  • Dai dati registrati, il CERGAS ha così stimato un costo annuale per paziente con emicrania pari a € 4.352, di cui € 1.100 (il 25%) per prestazioni sanitarie, € 1.524 (il 36%) per perdite di produttività, € 236 (il 5%) per assistenza formale e € 1.492 (il 34%) per assistenza informale. I costi a carico dei pazienti per farmaci o trattamenti non coperti dal Servizio Sanitario Nazionale sono stati quantificati in € 464 all’anno.
  • Seppure l’impatto sulla qualità della vita sia maggiore, le donne spendono meno degli uomini per diagnosi e cura per via delle differenze di reddito (1.132 euro all’anno vs 1.824 euro all’anno).

A partire dalle evidenze emerse sul costo della patologia e sul differente impatto che l’emicrania produce sulle donne, lo studio CERGAS-Bocconi si propone di supportare lo sviluppo di politiche sanitarie e socio-sanitarie differenziate rispetto al genere, con l’obiettivo cioè di colmare il gap esistente in una logica di equità redistributiva.

«Le donne sembrano essere vittime dei numerosi e fondamentali ruoli che ricoprono a livello sociale. Soffrono di emicrania più degli uomini, ma non possono concedersi il privilegio di assentarsi dal posto di lavoro o accantonare le tradizionali mansioni domestiche – spiega Rosanna Tarricone, associate dean della SDA Bocconi e responsabile scientifico del progetto. – Per di più, avendo un reddito mediamente inferiore a quello degli uomini, le donne rinunciano a effettuare visite ed esami, acquistare farmaci non dispensati dal Sistema sanitario nazionale, sottoporsi a trattamenti non medici e ricevere assistenza formale».

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