Obinutuzumab per il linfoma follicolare avanzato non pretrattato è rimborsabile per i pazienti a rischio intermedio e alto secondo l’indice FLIPI
Obinutuzumab per il linfoma follicolare avanzato non pretrattato è rimborsabile per i pazienti a rischio intermedio e alto secondo l’indice FLIPI

La pubblicazione della determina AIFA del 18 marzo 2019 in Gazzetta Ufficiale rende obinutuzumab rimborsabile per i pazienti con linfoma follicolare in prima linea.

Obinutuzumab per il linfoma follicolare avanzato non pretrattato è rimborsabile per i pazienti a rischio intermedio e alto secondo l’indice FLIPI
Obinutuzumab per il linfoma follicolare avanzato non pretrattato è rimborsabile per i pazienti a rischio intermedio e alto secondo l’indice FLIPI

Arriva anche in Italia l’indicazione in prima linea di obinutuzumab in associazione a chemioterapia seguito da obinutuzumab in mantenimento per il trattamento del linfoma follicolare avanzato non pretrattato, anche con rimborsabilità per i pazienti a rischio intermedio e alto, secondo l’indice FLIPI (Follicular lymphoma international prognostic index).

Sono circa due su tre (il 64%) i pazienti con linfoma follicolare considerati a maggiore rischio di incorrere in una progressione della malattia o di morire entro 5 anni dalla diagnosi rispetto ai restanti pazienti a rischio basso.

Il NICE (National Institute for Health and Care Excellence) ha sancito che obinutuzumab presenta un rapporto positivo tra costo ed efficacia e un vantaggio specifico per i pazienti con rischio FLIPI intermedio e alto.

Dati a supporto della nuova indicazione di obinutuzumab per il linfoma follicolare avanzato non pretrattato

La nuova indicazione di obinutuzumab è basata sui risultati dello studio GALLIUM. Lo studio ha dimostrato infatti che il trattamento con obinutuzumab più chemioterapia seguito da obinutuzumab in mantenimento migliora la sopravvivenza libera da progressione rispetto allo standard di terapia (rituximab più chemioterapia seguito da rituximab in mantenimento).

In particolare, obinutuzumab rispetto al trattamento con rituximabha dimostrato riduzioni di:

  • 34% del rischio di progressione o morte per linfoma follicolare,
  • 46% del rischio relativo di progressione precoce entro i 24 mesi (POD24),
  • 32% del tempo al successivo trattamento (TTNT).

«Lo studio Gallium ha dimostrato che una terapia in prima linea con obinutuzumab e chemioterapia seguita da mantenimento con obinutuzumab, comporta un vantaggio significativo in termini di sopravvivenza libera dalla progressione della malattia e in particolar modo un rischio notevolmente inferiore, di quasi il 50%, di avere una progressione del linfoma follicolare a 24 mesi (POD24) – dichiara Antonello Pinto, direttore del Dipartimento di Ematologia e terapie innovative dell’Istituto Nazionale Tumori,  IRCCS Fondazione Pascale di Napoli – Quest’ultimo dato è ancor più rilevante per i pazienti con linfoma follicolare perché l’assenza di POD24 proietta i pazienti verso una sopravvivenza globale simile, se non identica, a quella di una popolazione di controllo, analoga per età, sesso e altri fattori di rischio (stile di vita, comorbidità ecc.), non affetta da questa neoplasia».

«L’obiettivo di questa soluzione terapeutica è dunque anche quello di fare in modo che, pur in presenza del rischio di recidiva, l’intervallo di tempo tra la terapia di prima linea e la successiva sia il più lungo possibile, per permettere ai pazienti di avere un miglioramento in termini di qualità della vita e che quindi la loro quotidianità si avvicini il più possibile a quella che sarebbe in assenza del linfoma follicolare» – aggiunge Antonello Pinto.

Obinutuzumab

Obinutuzumab è un anticorpo monoclonale ingegnerizzato disegnato per legarsi al recettore CD20. Il recettore CD20 è una proteina che si trova espressa su taluni linfociti B, ma non sulle cellule staminali né sulle plasmacellule. È stato sviluppato per colpire e distruggere in maniera mirata linfociti B sia in via diretta sia attivando il sistema immunitario dell’organismo.

Obinutuzumab è attualmente approvato in oltre 80 Paesi in associazione a clorambucile per il trattamento di pazienti affetti da:

  • leucemia linfatica cronica (LLC) non pretrattata in presenza di comorbidità,
  • talune forme di linfoma follicolare (LF) pretrattato, in associazione a bendamustina.

In Italia, obitunuzumab è già indicato per:

  • leucemia linfatica cronica (LLC) non pretrattata in pazienti con comorbidità in associazione a clorambucile,
  • linfoma follicolare (FL) nelle linee avanzate in associazione a bendamustina nei pazienti refrattari a rituximab.

Sono in corso ulteriori studi di valutazione di obinutuzumab in associazione ad altri farmaci approvati o sperimentali, tra cui immunoterapie oncologiche e inibitori a piccola molecola, in un’ampia gamma di altri tumori ematologici.

Autorizzazione di obinutuzumab per la leucemia linfatica cronica in presenza di comorbidità

L’autorizzazione all’immissione in commercio per la  terapia della leucemia linfatica cronica è stata basata sui risultati dello studio CLL11.

In questo studio, obinutuzumab più clorambucile ha dimostrato di ottenere miglioramenti significativi per molteplici endpoint clinici, fra cui, nel confronto diretto con rituximab più clorambucile:

  • sopravvivenza libera da progressione della malattia (PFS),
  • risposta complessiva (ORR),
  • risposta completa (CR) e residuo minimo di malattia (MRD),
  • sopravvivenza globale (OS).

Autorizzazione di obinutuzumab per il linfoma follicolare pretrattato

L’autorizzazione come terapia del linfoma follicolare pretrattato (refrattario a rituximab) è basata sui risultati dello studio GADOLIN. Questo studio ha riguardato pazienti con linfoma follicolare che non hanno risposto o nei quali si è avuta progressione della malattia durante la precedente terapia a base di rituximab entro sei mesi dalla sua conclusione.

In questo studio la terapia a base di obinutuzumab ha dimostrato di ottenere miglioramenti significativi in termini di sopravvivenza libera da progressione della malattia (PFS) e di sopravvivenza complessiva (OS) rispetto a bendamustina da sola.

Lo Studio GALLIUM su obinutuzumab più chemioterapia vs rituximab più chemioterapia in pazienti con linfoma non-Hodgkin indolente avanzato non trattato

GALLIUM (NCT01332968) è uno studio randomizzato, internazionale multicentrico di Fase III a doppio braccio in aperto, disegnato per valutare l’efficacia e la sicurezza di obinutuzumab più chemioterapia, rispetto a rituximab più chemioterapia, seguito da obinutuzumab in monoterapia nei pazienti in risposta per un massimo di due anni o fino a progressione di malattia.

Le chemioterapie utilizzate sono state CHOP, CVP o bendamustina, secondo la scelta di ciascun centro partecipante.

Allo studio sono stati arruolati 1202 pazienti con linfoma follicolare.

L’endpoint primario dello studio era la sopravvivenza libera da progressione della malattia (PFS) valutata dallo sperimentatore per i pazienti con linfoma follicolare; gli endpoint secondari includevano:

  • la PFS valutata da comitato d’esame indipendente (IRC),
  • il tasso di risposta (risposta complessiva ORR; e risposta completa CR),
  • la sopravvivenza complessiva (OS) e la sicurezza,
  • il tempo al successivo trattamento antineoplastico (TTNT),
  • la progressione di malattia entro 24 mesi (POD24).

Risultati dello studio GALLIUM

Il trattamento con obinutuzumab più chemioterapia seguito da obinutuzumab in mantenimento ha migliorato la sopravvivenza libera da progressione rispetto a rituximab più chemioterapia seguito da rituximab in mantenimento con una riduzione del rischio di progressione di malattia o di morte del 34%.

I risultati degli endpoint secondari e delle analisi esploratorie condotte sui pazienti arruolati hanno confermato il valore del risultato primario. In particolare, l’associazione di obinutuzumab è stata in grado di ridurre del 46% il rischio relativo di una progressione precoce rispetto a rituximab (POD24).

Inoltre, i pazienti trattati con obinutuzumab hanno una riduzione del 32% del rischio di incorrere in un secondo trattamento antineoplastico (TTNT).

La reazione delle associazioni di pazienti alla nuova autorizzazione di obinutuzumab

«Come associazione pazienti siamo lieti che ci sia una soluzione terapeutica innovativa che permette da un lato di avere una risposta migliore e più duratura nel tempo e dall’altro che sia resa finalmente rimborsabile per i pazienti con linfoma follicolare a rischio intermedio e alto – afferma Felice Bombaci, presidente Gruppo Pazienti AIL – Questa innovazione terapeutica permette di infondere più fiducia nei pazienti e rappresenta una “arma in più” anche per i medici, perché li aiuta ad aiutare i pazienti sia sul piano terapeutico sia sul piano psicologico. Per chi vive con il linfoma follicolare, infatti, è importate ritrovare la fiducia e la speranza che si riduca il rischio della progressione della malattia: ciò significa tornare a vivere una quotidianità diversa in termini di qualità della vita».

«L’ascolto dei pazienti, che sono portatori di un’esperienza di vita reale, è una dimensione estremamente importante per chi vive con la malattia e per chi gli sta accanto durante tutto il percorso terapeutico – dichiara Davide Petruzzelli, presidente dell’Associazione pazienti La Lampada di Aladino – Il punto di vista dei pazienti e le soluzioni terapeutiche devono dunque necessariamente andare di pari passo: obinutuzumab rappresenta un’innovazione terapeutica che ha un impatto notevole su chi vive con il linfoma follicolare e su chi sta loro accanto perché permette affrontare questo percorso con un minore livello di ansia, alleviandone alcune paure e preoccupazioni legate alla recidiva e alla progressione della malattia».

L’impegno di Roche nella ricerca in ambito ematologico

«Ogni anno investiamo oltre 40 milioni di euro in ricerca clinica – sottolinea Federico Pantellini, direttore medico dell’unità onco-ematologia in Roche Italia. – Questo testimonia l’impegno di Roche a sviluppare opzioni di trattamento innovative per persone affette da malattie con bisogni insoddisfatti, come le neoplasie ematologiche. La nostra ricerca in ematologia e in particolare nei linfomi, sta valutando diversi approcci sperimentali con importanti potenzialità, come l’utilizzo di anticorpi monoclonali coniugati a farmaci e di anticorpi bispecifici diretti verso nuovi bersagli molecolari».

«Obinutuzumab ha dimostrato di migliorare significativamente il tempo libero da malattia nei pazienti con linfoma follicolare in prima linea rispetto allo standard di cura. La sua disponibilità in Italia, per i casi a rischio intermedio e alto, rappresenta un’importante opportunità terapeutica. Questi risultati dimostrano la responsabilità di Roche nel mettere a disposizione dei pazienti nuove opzioni di trattamento e ci incoraggiano a mantenere viva la nostra dedizione in questa area terapeutica» – conclude Federico Pantellini.

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