Anche i farmaci omeopatici hanno risentito della dinamica impressa dall’emergenza dell’ultimo anno, che ha spostato molti acquisiti dalla farmacia ai canali online. Un’indagine Doxapharma condotta per Omeoimprese, l’associazione delle industrie italiane produttrici di medicinali omeopatici, ha messo in evidenza come la metà circa del campione intervistato si rivolga proprio alle farmacie online ed acquisiti attraverso questo canale fino a otto prodotti l’anno.
“Il rovescio della medaglia – ha spiegato il presidente di Omeoimprese, Giovanni Gorga – è la mancanza di un consiglio da parte del farmacista. Il rapporto fra consumatore e professionista della salute resta per fortuna un punto fermo per moltissimi italiani, tanto che il canale farmacia rimane il privilegiato. Affinché questa realtà non perda terreno rispetto al web, ci appelliamo alle associazioni e agli ordini dei farmacisti perché non venga mai meno un aggiornamento professionale di qualità anche nel campo delle Medicine complementari”.
Chi compra farmaci omeopatici sul web è per lo più donna (61%), di età media 44 anni, connesso con buona frequenza alla rete nel 72% dei casi, soprattutto attraverso lo smartphone.
Pronta disponibilità dei prodotti, offerta più ampia rispetto alle farmacie fisiche e spesso anche interessanti promozioni sono tra i fattori principali che spingono a preferire il canale online, secondo la ricerca Doxapharma. Un terzo del campione ritiene che il trend innescato dal Covid sia destinato a crescere, e il 94% degli intervistati si è detto intenzionato a continuare gli acquisti in rete.
Il pericolo della concorrenza estera
L’assenza del confronto diretto col farmacista ha fatto emergere anche, nel corso del sondaggio, una necessità del consumatore di disporre di maggiori informazioni e supporto dedicati ai prodotti omeopatici da parte delle aziende produttrici. La legislazione italiana impedisce l’inserimento di indicazioni e foglietto illustrativo nelle confezioni dei medicinali omeopatici, un dato di fatto che secondo il presidente di Omeoimprese potrebbe favorire la concorrenza estera.
“All’estero è normale trovare nella confezione di un medicinale omeopatico il foglietto illustrativo. Si tratta di un farmaco, e come tale viene gestito nell’interesse dell’utilizzatore finale – sottolinea Gorga -. Perché, tutti i prodotti da banco, dall’antipiretico, all’analgesico, all’antiallergico, sono accompagnati da un bugiardino che ne illustra il corretto impiego e i rischi di un’assunzione impropria, mentre i nostri prodotti no?”
Secondo i dati Doxapharma, i consumatori che si rivolgono ai siti stranieri acquistano tramite questo canale oltre il 30% dei farmaci omeopatici di cui hanno mediamente bisogno nel corso dell’anno. In un terzo dei casi si tratta di un acquisto forzato, in quanto il prodotto non è disponibile in Italia. La Germania è il primo paese di riferimento per le spese farmaceutiche degli italiani (31%), seguita dalla Francia (24%); paesi che rappresentano anche i primi due mercati europei per l’omeopatia, mentre l’Italia si colloca solo in terza posizione.
La richiesta di Omeoimprese al governo è di provvedere prontamente a colmare questo gap, che può portare a perdite di fatturato per le piccole e medie imprese. “Anche se questo comparto rappresenta poco più dell1% del mercato farmaceutico, contribuisce ogni anno alle casse dello Stato con 50 milioni di euro di tasse, dà lavoro a circa 2 mila addetti e, soprattutto nei mesi della pandemia, dei sussidi a pioggia, dei posti di lavoro in bilico, ha sempre assicurato stabilità economica ai propri lavoratori”, aggiunge Giovanni Gorga.