La lotta all’antibiotico-resistenza passa anche attraverso un minore uso di questo tipo di medicinali negli animali, in particolare negli allevamenti intensivi dove sono usati per prevenire infezioni diffuse. Il terzo rapporto inter-agenzia pubblicato congiuntamente dalla European Food Safety Authority (EFSA), dall’Agenzia europea dei medicinali (EMA) e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) fa il punto sull’uso degli antibiotici sia negli animali che nell’uomo.
Basato su un approccio One Health al problema, il report riassume i dati sul consumo degli antibiotici e lo sviluppo di antibiotico-resistenza nel periodo 2016-2018. Significativa è la riduzione del ricorso agli antibiotici negli animali destinati all’alimentazione umana, in modo particolare per la classe delle polimixine (a cui appartiene anche la colistina) in 20 dei 29 paesi considerati nell’analisi. Con una riduzione di quasi il 50% dell’uso di questo tipo di antibiotici, indica il rapporto, è possibile conseguire una maggiore salvaguardia della salute dei pazienti ricoverati in ospedale, in quanto proprio le polimixine rappresentano una classe di antibiotici frequentemente usata per il trattamento delle infezioni da batteri antibiotico-resistenti.
I dati principali del rapporto
Il consumo di antimicrobici (AMC) pesato per popolazione nei 29 paesi dell’area EU/EEA nel 2017 è risultato pari a 130,0 mg di principio attivo per kg di massa corporea stimata nell’uomo (range 52,8–212,6) e 108,3 mg per kg negli animali destinati all’alimentazione (range 3,1–423,1). Questi dati vanno tuttavia valutati anche in funzione dello specifico tipo di antibiotico e del singolo paese. Tra i primi, le ammino-penicilline, le cefalosporine di terza e quarta generazione e i chinoloni trovano maggiore diffusione per il trattamento di infezioni nell’uomo, mentre le polimixine e le tetracicline vengono usate prevalentemente negli animali.
A livello di antibiotico-resistenza, l’insorgenza di questo tipo di problematica è legata soprattutto all’utilizzo di antibiotici carbapenemici, cefalosporine di terza e quarta generazione e chinoloni. Da sottolineare come i carbapenemi sono antibiotici autorizzati solo per uso umano nell’Unione Europea, e i fenomeni di resistenza osservati fanno riferimento a ceppi invasivi di Escherichia coli isolati da fonte umana. I batteri della specie Campylobacter spesso trovati negli animali destinati all’alimentazione umana sono tra quelli che danno luogo ad antibiotico-resistenza sia negli animali che nell’uomo.