ll 62° Simposio dell’Associazione Farmaceutici dell’Industria (AFI) “La filiera della Salute: motore di sviluppo per il Paese” (Palacongressi Rimini 7- 9 giugno) si è aperto come di consueto con i saluti di benvenuto e l’introduzione ai lavori da parte del Presidente di AFI, Giorgio Bruno e la Lectio Magistralis affidata al neo presidente di Farmindustria Marcello Cattani, che vi ha partecipato per la prima volta con questo ruolo dopo la nomina ai vertici dell’associazione nel 2022 al posto di Massimo Scaccabarozzi. Giorgio Bruno ha spiegato perchè la filiera della salute è un asset strategico per il Paese sotto diversi punti di vista: salute, economia e sicurezza nazionale. “È un settore di eccellenza che ha avuto la lungimiranza e la capacità di fare dell’innovazione, delle competenze, della parità di genere, i propri pilastri. La forte crescita registrata nel 2022 conferma il ruolo di traino dell’economia che il nostro settore ha nei confronti di tutto il settore manifatturiero italiano con quote di export molto importanti, che garantisce opportunità di lavoro di alto livello qualitativo e genera significativi investimenti in ricerca, sviluppo e tecnologie innovative”. L’evoluzione delle tecnologie consente lo sviluppo di nuovi prodotti e terapie personalizzate ma – ha ricordato Giorgio Bruno – richiedono anche una maggiore interazione tra le diverse discipline scientifiche, tra pubblico e privato, istituzioni, mondo accademico, industria”.

Marcello Cattani ha inquadrato tutti i temi di rilevanza strategica partendo dalla “ricchezza numero uno”: l’effetto che il settore produce sul “benessere della società” argomentando così. “Abbiamo imparato con il Covid come la ricetta sia unica: ricerca e innovazione in un contesto di regole che devono accompagnare la velocità di chi ha un compito molto chiaro: quello di ricercare, sviluppare, produrre e distribuire farmaci“. Sugli standard: “Le agenzie regolatorie danno i perimetri, ma noi alziamo gli standard grazie al frutto di ciò che facciamo tutti i giorni”. I numeri che il presidente Cattani commenta sono da record. Tra il 2023 e il 2028 gli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore farmaceutico a livello globale raggiungeranno i 1.600 miliardi di dollari. “Una grande opportunità per l’Italia” ha commentato. Nel mondo sono più di 20mila, 20.109 per la precisione, i farmaci in fase di ricerca e sviluppo. “Siamo al picco dell’innovazione e degli investimenti. La domanda è esplosa, e sta esplodendo su scala globale. Una potenzialità enorme di cura, di innovazione, di competenze, occupazione, valore strategico. I Governi più intelligenti hanno capito che la salute, i farmaci, la diagnostica, la prevenzione, i percorsi, uniti alla tecnologia sono fattori essenziali di competitività per l’economia oltre che di cura e di sicurezza sanitaria”. 

Marcello Cattani

Sul nostro Paese l’analisi di Marcello Cattani è su due livelli: Italia e Ue. “L’Italia sta bene come settore grazie a una forza di filiera che ha dimostrato negli anni di saper cogliere le varie sfide, pesiamo il 2% del Pil con 49 miliardi di valore di produzione, un 90% di export, che valgono 250 miliardi che se consideriamo tutto il settore life science”. Sulle sfide perse, Cattani ha messo in evidenza la dipendenza diretta e indiretta dell’UE da principi attivi farmaceutici prodotti extra UE (pari al 30-40% nel periodo 1970-1980, salita al 60-70% tra il 1990-2000, oggi tra il 70-80%) e la percentuale di investimenti in ricerca e sviluppo del Vecchio Continente (passati negli ultimi 20 anni dal 41 al 31%) rispetto ai blocchi Usa (+8%) e Cina (+7%).

Sulle criticità si è parlato di riduzione delle marginalità come “un problema serio che si è innescato a valle della pandemia e degli scenari geoeconomici e politici legati alle tensioni tra i blocchi”. Dove si potrebbe fare molto di più? Sicuramente, spiega Cattani, “nella gestione dei dati e degli algoritmi” prima ancora dei modelli di assistenza che “in maniera aberrante seguono ancora la logica del mattone rispetto alla tecnologia” per “scoprire e brevettare nuovi farmaci” con “una ricerca clinica più semplice e veloce”. Studi clinici in cui ogni anno s’investono circa 700 milioni di euro e dove per un euro investito dalle imprese il beneficio per il SSN è pari a tre euro (fonte: ALTMES). Sui dossier europei per Cattani “quello più critico” riguarda le potenziali implicazioni della nuova legislazione farmaceutica. “Come Europa, prima ancora che come Italia – ha detto – abbiamo un unico benchmark: la ricerca si sposa con il rafforzamento della proprietà intellettuale, non ci sono altre soluzioni se non un indebolimento che provoca forse un attacco alle aziende ma soprattutto alla capacità dei cittadini europei di avere accesso ai farmaci innovativi”.