È al secondo posto fra venticinque Paesi dell’Unione Europea per numero di pubblicazioni scientifiche nelle Scienze della Vita (56.700), al primo per citazioni delle pubblicazioni (90.700) e al terzo posto per export di prodotti farmaceutici e medicali.
L’Italia, secondo la nuova edizione del Libro Bianco sulle Scienze della Vita, si colloca in posizione di eccellenza in ambiti di produzione di innovazione ad alta efficacia e di elevato impatto economico, misurato all’Ambrosetti Life Sciences Innosystem Index 2023 (ALSII 2023), un indicatore composito per la valutazione dei migliori ecosistemi europei in termine di ricerca e innovazione, realizzato dalla Community Life Sciences di The European House Ambrosetti, ma è “in via di miglioramento” per vitalità delle imprese e capitale umano.
Analisi e volume sono stati presentati nel corso della nona edizione Technology Life Sciences Forum 2023, che si è svolto a Milano il 13 settembre.
Un ecosistema di innovazione efficace
Sono quattro le dimensioni indagate dall’ALSII, capitale umano, vitalità delle imprese, risorse a supporto dell’innovazione, efficacia dell’ecosistema dell’innovazione. Sono state esplorate tutte secondo 13 KPI (Indicatore Chiave di Prestazione), analizzate lungo otto anni, che mettono in luce una Italia bifronte: un Paese che eccelle nella pratica – produttività scientifica, di idee, di tecnologia – ma che “pecca” nel comparto umano.
Sono pochi gli investimenti per trattenere i nostri cervelli, fra i migliori europei, tanto da aver vinto solo nel 2023 57 ERC (European Research Council) starting grant, uno fra i più prestigiosi riconoscimenti a supporto dell’eccellenza scientifica europea.
Tuttavia, per la mancanza di meritocrazia (84%), salari bassi e poco competitivi con il resto d’Europa (72%), farraginosità nel reclutare giovani ricercatori e molto altro, chi fugge all’estero, preferisce restarci (almeno otto ricercatori italiani su dieci).
Consola, parzialmente, che l’Italia si distingua – positivamente – per un ecosistema di innovazione valutato su tre principali indicatori: numero di pubblicazioni in tema di Life Sciences, brevetti ottenuti nello stesso ambito presso lo European Patent Office (EPO), l’export del comparto, dove fa la differenza.
Nel ranking vanta un secondo posto generale con il punteggio più alto, pari a 4,95, superata solo dalla Germania: un dato che evidenza la capacità dell’ecosistema italiano di produrre innovazione e competitività sul mercato. Splittando per comparto, infatti, è la migliore del ranking per produzione scientifica, la quarta per brevetti ottenuti e la terza per esportazioni su altri mercati.
La vitalità delle imprese
Una dimensione perfezionabile: misurata su tre indicatori (occupati nelle scienze della vita sul totale degli occupati nel manifatturiero, startup rate delle imprese nel settore specifico, produttività del lavoro delle imprese) tale valutazione attesta che l’Italia è potenzialmente vitale nel settore imprese ma che deve scalare posizioni per arrivare almeno nella top ten.
Si colloca, infatti, dietro ai migliori performer e ai paesi benchmark UE: al quindicesimo posto, in una visione globale, con un punteggio pari a 3,33, sensibilmente distaccata da Danimarca al primo posto (8,78), ma anche rispetto a Germania (5,20), Spagna (4,40) e Francia (3,38) che occupano il quinto, nono e tredicesimo posto.
Bassa, come anticipato, la quota di occupati nelle scienze della vita, solo 1,7%, così, come insufficiente è la crescita delle imprese di settore, calcolato come media degli ultimi tre anni in termini di CAGR (Compounded Average Growth Rate), circa l’1,8%, a fronte della Germania con uno startup rate del 13,3%. Meglio la produttività delle imprese nella Scienze della Vita con un settimo posto e una media di 152,7 euro per addetto.
L’opportunità del PNRR (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza)
Ha messo a disposizione dell’Italia 235,12 miliardi (mdl) di euro che saranno ripartiti in Recovery and Resilience Facility (RRF, 191,5 mld). Programma REACT-EU (13,0 mld), Fondo Complementare (30,6 mld): una somma che qualifica l’Italia come primo beneficiario in valore assoluto tra tutti i Paesi UE.
Valerio De Molli, Managing Partner e CEO The European House – Ambrosetti, a conclusione della presentazione del Libro Bianco, dichiara «i fondi da soli non bastano: occorre investire in tre linee di azione prioritarie, in talenti, favorendo e supportando la formazione di giovani in Life Sciences e nelle materie STEM (Science, Technology, Engineering e Mathematics) e fermando la fuga dei ricercatori eccellenti anche con l’aumento dei salari e garantendo meritocrazia.
In rafforzamento della governance nazionale della ricerca, monitorando la messa a terra degli investimenti del PNRR e accelerando l’inizio delle attività dei nuovi organismi previsti, come la creazione di centri nazionali per la ricerca in filiera, di ecosistemi di innovazione, infrastrutture di ricerca e infrastrutture tecnologiche di innovazione, partenariati estesi in una prospettiva di lungo periodo oltre il 2026.
Infine, definendo una strategia per il settore farmaceutico che miri a rafforzare il ruolo dell’Italia come polo produttivo e di ricerca al centro della grande ondata di innovazione che interessa globalmente il settore».