Le cellule follicolari della tiroide producono due ormoni: la tetraiodotironina (tiroxina, T4) e la triiodotironina (T3). Questi si legano ai recettori nucleari delle cellule e modulano l’espressione di numerosi geni, regolando il metabolismo basale e proteico, glucidico, lipidico.

La sintesi degli ormoni tiroidei è controllata dall’ormone TSH (tireotropo o tireostimolante o tireotropina) prodotto dall’ipofisi anteriore. Questo è a sua volta regolato dal’ormone ipotalamico TRH (TSH Releasing Hormone), secondo un meccanismo di retroazione negativa.

Le cellule parafollicolari della tiroide (cellule C) secernono l’ormone calcitonina che ha la funzione di abbassare la calcemia e favorire la fissazione del calcio nelle ossa.

malattie della tiroide
Malattie della tiroide

I disturbi più frequenti della tiroide riguardano l’eccesso o la carenza di ormoni tiroidei dovuti all’alterazione della funzionalità tiroidea.

Ipotiroidismo e ipertiroidismo possono portare ad ansia, disturbi mestruali e difficoltà a dormire.

Ipotiroidismo

Si parla di ipotiroidismo quando la ghiandola tiroidea è poco attiva e non produce abbastanza ormoni. Ciò significa che le cellule del corpo non possono ottenere sufficienti ormoni tiroidei per funzionare correttamente e il metabolismo del corpo rallenta.

L’ipotiroidismo può avere molte cause, tra cui malattie autoimmuni, danni alla ghiandola tiroidea, troppo o troppo poco iodio e radioterapia.

I sintomi dell’ipotiroidismo non trattati di solito si accentuano e possono causare complicazioni più gravi e addirittura diventare pericolosi per la vita.

Tra i sintomi della carenza di ormoni tiroidei (ipotiroidismo), i più importanti sono:

  • stitichezza,
  • mancanza di motivazione,
  • mancanza di concentrazione,
  • depressione,
  • aumento di peso.

Ipertiroidismo

Si parla di ipertiroidismo quando la ghiandola tiroidea è iperattiva liberando troppo ormone tiroideo nel sangue. Questo determina l’accelerazione del metabolismo generale.

L’ipertiroidismo è più frequente nelle giovani donne.

La maggior parte dei casi di ipertiroidismo è causata da una condizione chiamata malattia di Graves. In questa condizione, gli anticorpi attivano la tiroide, causandone un aumento delle dimensioni e della secrezione. Un’altra forma di ipertiroidismo è caratterizzata da noduli nella ghiandola tiroidea, che aumentano i livelli di ormoni tiroidei nel sangue.

I sintomi dell’eccesso di ormone tiroideo includono perdita di peso e irritabilità.

L’ipertiroidismo non corretto può comportare gravi complicazioni.

Prevalenza dei disturbi della tiroide

Il rischio di disturbi della tiroide interessa circa 1,6 miliardi di persone in tutto il mondo. [Khan A, Khan MM, Akhtar S. Thyroid disorders, etiology and prevalence. J Med Sci 2002;2:89–94]. 

I disturbi della tiroide si manifestano in circa 200 milioni di persone in tutto il mondo. In alcuni paesi quasi il 50% delle persone non ricevono una diagnosi. [Thyroid Foundation of Canada. About thyroid disease].

All’età di 60 anni, il 17% delle donne e l’8% degli uomini soffrono di una tiroide poco attiva. La ghiandola tiroidea poco attiva è più comune nelle donne che negli uomini e diventa più frequente con l’aumento dell’età.

Una ghiandola tiroidea iperattiva è 10 volte più comune nelle donne che negli uomini, soprattutto tra i 20 e i 40 anni, ma può trovarsi a qualsiasi età.

I disturbi della tiroide sono in aumento, anche nel sesso maschile e guadagnano il secondo posto delle malattie endocrine dopo il diabete per numero di casi. I pazienti interessati sono 500mila soltanto in Italia.

Ormoni tiroidei e rischio di fratture ossee

Le forme subcliniche di ipotiroidismo anche nei maschi aumentano il rischio di fratture ossee, così come sottolineato anche da una metanalisi pubblicata su JAMA(2015; 313(20):2055-2065) e riportato in un comunicato stampa di Cuem (Clinical Update Endocrinologia e Metabolismo).

La ricerca ha preso in esame oltre 70mila uomini, al 5,8% dei quali è stata riscontrata una forma subclinica di ipotiroidismo e al 3,2% ipertiroidismo subclinico, quelle condizioni in cui i valori ormonali sono al limite della patologia.
«Lo studio, che ha preso in considerazione un numero pari di uomini e donne ha mostrato che un basso livello di TSH e una tiroide che tende a funzionare troppo sono associati a un più alto rischio di fratture d’anca e vertebrali, il doppio del rischio dei soggetti con valori tiroidei normali – spiega Andrea Giustina, professore ordinario di Endocrinologia presso l’università di Brescia – La relazione tra ormoni tiroidei e fragilità ossea è data da un aumento del turn-over osseo causato anche da un lieve eccesso di ormoni tiroidei circolanti».

Un basso livello di TSH è associato ad un rischio di 1,6 volte superiore di fratture d’anca e di 1,9 volte per tutte le ossa. Mentre i soggetti con una tiroide pigra non sembrano avere aumentato rischio di fragilità scheletrica.

Noduli alla tiroide

I noduli tiroidei sono in maggioranza benigni e molti possono essere tenuti sotto osservazione senza necessità di trattamento. Lo spiega Sebastiano Filetti, presentando i dati dello studio italiano pubblicato su JAMA:

«I noduli sono un evento molto frequente nella popolazione generale e interessano dal 30% al 50% delle persone. Nella maggior parte dei casi non danno disturbi e vengono scoperti durante controlli casuali. Di questi, l’80% sono formazioni benigne, il 16,5% hanno un profilo indeterminato da sottoporre quindi a ulteriori controlli. Soltanto il 3,5% presenta un sospetto di malignità».

«Nel nostro studio multicentrico abbiamo sottoposto un gruppo di 993 pazienti a follow up con una ecografia annuale e controlli dei dosaggi FT4 e TSH evidenziando che a 5 anni il 66% dei noduli rimane stabile, il 15,4% cresce di dimensioni (sia pure lentamente, parliamo di circa 5 mm in 5 anni) e, dato rilevante, il 18% tende a regredire. In questa coorte di pazienti solo il 9% presentava nuovi noduli al controllo. Abbiamo individuato un profilo più a rischio di crescita: si tratta di soggetti che hanno più noduli, età inferiore ai 43 anni e indice di massa corporea superiore a 28. Questi presentano un rischio  maggiore di andare incontro ad un aumento di dimensioni del nodulo tiroideo» – continua Filetti.

«L’incidenza minore della patologia nodulare tiroidea negli uomini non deve essere un pretesto per abbassare la guardia – conclude Giustina. – Infatti, quando il nodulo tiroideo si riscontra in un paziente maschio, ha più probabilità di essere un tumore maligno. Anche una ricerca pubblicata su BMC Cancer di aprile (2015 n.d.r.) ha mostrato che l’incidenza di microcarcinoma papillare in pazienti con patologie tiroidee benigne sottoposti a intervento chirurgico era del 16-17% in entrambi i sessi».

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