Da normali esami del sangue di routine si possono ricavare punteggi (score) che permettono di identificare i pazienti con diabete di tipo 2 e steatosi epatica e, tra questi, quelli che presentano fibrosi avanzata.

Steatosi epatica e diabete di tipo 2
Una persona con diabete su cinque dovrebbe essere valutata anche dall’epatologo in base a l proprio profilo di “rischio fegato” ricavato da appositi score basati su semplici analisi del sangue

Il diabete si conferma una malattia sistemica che può coinvolgere e danneggiare tutti gli organi. Per esempio, una condizione molto comune nel diabete di tipo 2 è il cosiddetto fegato grasso (steatosi epatica) che nelle forme più gravi può evolvere fino alla cirrosi epatica.

Il “rischio fegato” nel diabete di tipo 2

Seguendo i criteri indicati nelle nuove linee guida di tre societĂ  scientifiche europee (EASD/EASL/EASO) è possibile definire un profilo di “rischio-fegato” attraverso dei calcolatori di rischio che si basano su esami del sangue di routine, per individuare tra le persone con diabete quelle a maggior “rischio-fegato”, da inviare allo specialista epatologo per un’approfondita valutazione. Secondo questo studio potrebbero essere dal 13 al 28% di quanti afferiscono a un ambulatorio di diabetologia.

La steatosi epatica non alcolica (conosciuta anche come fegato grasso) è molto frequente tra i pazienti affetti da diabete di tipo 2. Una piccola percentuale di chi ne è affetto arriverà a progredire nel corso della vita verso complicanze come cirrosi epatica ed epatocarcinoma. Non vi è ad ora consenso su quale sia la modalità migliore per cercare di individuare questi pazienti nella pratica clinica. Le linee guida EASL/EASD/EASO suggeriscono di utilizzare degli score (calcolatori di rischio) non invasivi basati su comuni esami del sangue, per identificare i pazienti con steatosi epatica e, tra questi, quelli che presentano un danno epatico più importante (fibrosi avanzata).

Studio sulla diffusione della steatosi epatica nei pazienti con diabete di tipo 2

Obiettivo di una ricerca presentata da giovani soci SID a Barcellona al 55° congresso annuale dell’EASD “Prevalence of nonalcoholic fatty liver disease in patients with type 2 diabetes and association with micro- and macrovascular complications” (S. Ciardullo, E. Muraca, S. Perra, G. Manzoni, A. Oltolini, F. Zerbini, R. Cannistraci, E. Bianconi, A. Gastaldelli, G. Lattuada, G. Perseghin; Medicine and Rehabilitation, Policlinico di Monza, Monza, Italy, UniversitĂ  degli Studi Milano Bicocca, Monza, Italy, Institute of Clinical Physiology, CNR, Pisa) è stato stimare quanti pazienti con diabete mellito tipo 2 andrebbero inviati a un controllo epatologico per una valutazione piĂą approfondita secondo le linee guida EASL/EASD/EASO utilizzando score non invasivi e valutare se vi sia un’associazione tra i valori di questi score e la presenza di complicanze croniche del diabete.

Lo studio ha preso in considerazione tutti i pazienti adulti con diabete tipo 2 seguiti presso il centro di Diabetologia del Policlinico di Monza dal 2013 al 2018. Sono stati calcolati diversi score di steatosi e fibrosi epatica ed è stata valutata la loro associazione con la presenza di complicanze del diabete, quali problematiche cardiovascolari, insufficienza renale e presenza di microalbuminuria.

Calcolatori di rischio di steatosi e di fibrosi epatica

«I risultati suggeriscono che, applicando l’algoritmo diagnostico delle linee guida – rivela Stefano Ciardullo dell’Università Milano Bicocca, Policlinico di Monza – tra i pazienti con diabete di tipo 2 seguiti presso un ambulatorio di diabetologia, il 13-28% di questi andrebbero inviati all’epatologo. Gli score non invasivi di steatosi hanno inoltre mostrato una buona correlazione con la presenza di microalbuminuria, mentre quelli di fibrosi con la presenza di complicanze renali (insufficienza renale) e cardiovascolari (infarti, ictus e problemi vascolari agli arti inferiori)».

Questo studio evidenzia dunque che, seguendo le linee guida congiunte EASL/EASD/EASO, i diabetologi dovrebbero inviare ai colleghi epatologi una percentuale rilevante dei loro pazienti per una migliore definizione della patologia epatica.

Inoltre l’utilizzo di score non invasivi e semplici da ottenere nella pratica clinica potrebbe facilitare l’identificazione di soggetti a maggior rischio di complicanze renali e cardiovascolari del diabete.

Era già noto che la steatosi epatica fosse una condizione frequente nei pazienti affetti da diabete mellito e che il diabete fosse un fattore di rischio per lo sviluppo di fibrosi avanzata. Era inoltre noto che la steatosi epatica diagnosticata mediante ecografia si associava a maggior rischio di determinate complicanze del diabete tipo 2. Questo studio ha fornito una stima della percentuale di pazienti affetti da diabete mellito di tipo 2 che avrebbero bisogno di una più approfondita valutazione epatologica nella pratica clinica di tutti i giorni. Ha inoltre mostrato che anche i biomarcatori di steatosi e fibrosi (oltre alla presenza di steatosi all’ecografia addominale) si associano alle complicanze del diabete.

«La nostra ricerca, effettuata su un’ampia coorte di soggetti affetti da diabete tipo 2, mostra che secondo le recenti linee guida europee, circa un paziente su cinque seguito nei nostri ambulatori di diabetologia andrebbe inviato ai colleghi epatologi a causa di un alto rischio di patologia epatica su base metabolica» – commenta  Gianluca Perseghin, ordinario di Endocrinologia presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca, direttore Dipartimento Medicina Interna e Riabilitazione e Responsabile Unità Dipartimentale di Endocrinologia Policlinico di Monza.

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