Broncopneumopatia cronica ostruttiva, una patologia ancora sottostimata dagli europei: manca la percezione del rischio. È quanto emerge da un’indagine Eurisko
Broncopneumopatia cronica ostruttiva, una patologia ancora sottostimata dagli europei: manca la percezione del rischio. È quanto emerge da un’indagine Eurisko

Solamente il 16% degli intervistati ritiene di poter essere un soggetto a rischio, anche se la malattia viene considerata grave o molto grave nella quasi totalità dei casi (95%).

In media il 36% di coloro che dichiara di aver sentito parlare di BPCO fa riferimento ai media (in particolare radio e tv) come fonte principale di informazione. Il ricorso al medico si attesta solo attorno al 5%.

La complessità del trattamento è una motivazione importante che impedisce l’aderenza alla terapia: in particolare il 25% dichiara occasionalmente di non riuscire ad assumere tutti i farmaci.

La percezione del rischio associato alla BPCO (broncopnaumopatia cronica ostruttiva) da parte della popolazione europea è bassa secondo un’indagine Eurisko
Broncopneumopatia cronica ostruttiva, una patologia ancora sottostimata dagli europei: manca la percezione del rischio. È quanto emerge da un’indagine Eurisko

Broncopneumopatia cronica ostruttiva, una patologia ancora sottostimata dagli europei: manca la percezione del rischio. È quanto emerge da un’indagine Eurisko

In occasione del World COPD Day, Chiesi ha presentato  i dati sulla consapevolezza e la percezione della Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) tra gli europei, derivati dalla ricerca condotta da Eurisko Gfk dal titolo “La BPCO: le conoscenze, i vissuti, l‘impatto sulla qualità di vita”. L’indagine è stata condotta sia sulla popolazione in generale sia tra persone affette dalla malattia e ha coinvolto 5 paesi europei (Italia, Germania, Spagna, Regno Unito, Belgio) su un campione di 4.250 persone dai 18 anni in su.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. la BPCO ha causato 3 milioni di morti nel 2016.

In Italia, secondo l’Istat, la BPCO colpisce il 5,6% degli adulti (circa 3,5 milioni di persone) ed è responsabile del 55% delle morti per malattie respiratorie.

Ciononostante, l’indagine evidenzia come questa patologia sia ancora fortemente sotto diagnosticata e, quindi, sottostimata. La percezione del rischio associato alla BPCO è ancora bassa tra la popolazione generale, anche se le persone sono consapevoli che si tratta di una malattia grave e che uno stile di vita corretto e un controllo medico dovrebbero prevenirla. In media, soltanto il 16% degli intervistati ritiene di poter essere un soggetto a rischio, nonostante la consapevolezza della gravità della malattia (95%).

Fumo e inquinamento sono indicati tra i principali fattori di rischio con percentuali che si attestano rispettivamente sul 80% e 54%.

Infine alla scarsa percezione del rischio si accompagna la scarsa conoscenza di persone che soffrono della patologia:l’84% degli intervistati non conosce nessun paziente affetto da BPCO. In Italia in cui la percentuale sale al 97%.

Le fonti di informazione per la popolazione europea sulla broncopneumopatia cronica ostruttiva

In media il 36% di coloro che dichiara di aver sentito parlare di BPCO fa riferimento ai media (in particolare radio e tv) come fonte principale di informazione.

I clinici hanno un ruolo secondario nel fornire informazioni: il ricorso al medico si attesta in media attorno al 5% con un picco del 15% in Belgio.

Per quanto riguarda il medico di riferimento, il 60% si rivolge al medico di famiglia, mentre il 39% allo pneumologo. Unica eccezione è la Gran Bretagna, dove solamente il 10% degli intervistati si rivolge allo specialista.

La comunicazione medico/paziente viene ritenuta fondamentale per gran parte degli intervistati: in media l’82% dei pazienti dichiara che le caratteristiche di umanità e di ascolto sono elementi fondamentali per la scelta del medico. Le competenze e l’expertise vengono al secondo posto conl’81%.

Nell’interazione medico-paziente, il medico usa il linguaggio che ha a disposizione e il paziente comprende quello che può, a seconda degli strumenti culturali e linguistici che possiede. I media, specialistici e generalisti, vivono la stessa ambiguità.

«Proprio perché la BPCO è una patologia complessa, va semplificata nel linguaggio utilizzato dai professionisti sanitari. – afferma Alberto Papi, Professor and Chair of Respiratory Medicine University of Ferrara Director, Respiratory Unit, Emergency Department. – Spesso non facciamo arrivare ai pazienti o ai soggetti a rischio le informazioni chiave sulla patologia, che risultano per lo più veicolate dai mass media. Non sorprende quindi che la patologia sia misconosciuta e poco percepita come una situazione clinica da identificare, classificare e trattare in maniera continuativa. Non stupisce neppure il fatto che l’aderenza al trattamento sia particolarmente bassa se il controllo sul corretto utilizzo dei devices inalatori non è reiterato a ogni visita. Occorre, quindi, essere più incisivi nell’ambito del percorso diagnostico terapeutico dei pazienti con BPCO al fine di ottenere gli importanti risultati clinici che le opzioni terapeutiche oggi a disposizione ci consentono di raggiungere».

Trattamento e aderenza alla terapia per la  BPCO nella popolazione europea

La popolazione in generale ritiene che la BPCO possa essere tenuta sotto controllo con un farmaco, ma non possa essere curata (33%). Soltanto il 6% dichiara che possa essere trattata e curata.

Tra coloro che sono già in trattamento, in media, il 35% assume un solo farmaco (50% degli italiani), mentre il 23% degli intervistati assume 3 o più farmaci. Il fatto di dover gestire più farmaci si riflette sull’aderenza al trattamento. In particolare, il 25% dichiara occasionalmente di non riuscire ad assumere tutti i farmaci. Quindi la complessità del trattamento rappresenta una motivazione importante che impedisce l’aderenza alla terapia.

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