Hand of businesswoman and gear mechanism as teamwork concept

Se dessimo la stessa molecola in una fase precoce di sviluppo a due società diverse, quale sarebbe quella in grado di svilupparla e commercializzarla al meglio? Alla domanda risponde il Pharmaceutical Innovation Index 2017, giunto quest’anno alla sua settima edizione. Il white paper di Idea Pharma contiene i risultati dell’analisi sistematica dei risultati ottenuti dalle principali società farmaceutiche nel periodo 2011-2016.

Biogen conquista per la prima volta la testa della classifica, scalando ben cinque posizioni rispetto al 2016. Al secondo posto si colloca AbbVie, in salita di tre posizioni, e al terzo Gilead (+1): un terzetto agguerrito che ha scalzato Johnson & Johnson dalla vetta, che la multinazionale americana aveva conquistato in cinque delle sei edizioni precedenti dell’indagine.

È stato pubblicato da Idea Pharma il Pharmaceutical Innovation Index 2017 (credits: Idea Pharma/PII)

Le piccole avanzano

Il 2016 ha visto un dimezzamento del numero di nuovi agenti approvati dall’FDA rispetto all’anno precedente: solo ventidue rispetto ai quarantacinque del 2015: un dato ancor più sorprendente, per il Ceo di IDEA Pharma Mike Rea, se si considera che i grandi player del settore come GlaxoSmithKline, Johnson & Johnson (-3) e Novartis non abbiano portato a casa nell’anno appena trascorso nessuna nuova autorizzazione. Sono ben tredici le società farmaceutiche “storiche” che hanno visto un 2016 a mani vuote, e tra esse ad esempio anche Amgen, AstraZeneca, Bayer e Bristol-Myers Squibb. Quest’ultima quest’anno ha scalato ben dieci posizioni ed è rientrata nella classifica delle Top10 insieme a Merck, che di posizioni ne ha riconquistate nove.

Il fatto che l’innovazione sia sempre più guidata da aziende piccole e più agili è evidenziato dal fatto che quattordici delle ventidue approvazioni vengono da esse. Ci sono in questo diversi segnali per chi vuole ascoltare – ha commentato Crea. – Con il termine “innovazione” che è attualmente sovra utilizzato dall’industria, il Pharmaceutical Innovation Index mostra chi produce davvero valore per il paziente”.

L’Indice PII è misurato tramite la valutazione della capacità innovativa generata da una certa azienda, valutazione che si basa su fattori quali la velocità di accesso al mercato, l’attrition rate tra le diverse fasi cliniche (in particolare la fase 3), le velocità di rimborso, le approvazioni regolatorie, le performance sul mercato e l’analisi dei ranking.

I dati principali

Le aree terapeutiche di maggior interesse nell’ultimo anno sono state l’oncologia, le malattie infettive, l’ematologia e il sistema nervoso centrale, aree nelle quali sono confluite il 73% delle molecole approvate (con una crescita del 2% rispetto al 2015). Le big pharma hanno speso nel 2016 il 46% del budget totale per la R&D (pari a 154 miliardi di dollari) e hanno generato il 36% delle approvazioni (rispetto al 41% dell’anno precedente). Il rapporto segnala come per la prima volta il maggior numero di nuovi agenti terapeutici approvati faccia riferimento ai farmaci biologici (55%, rispetto al precedente 39%). Il Pharmaceutical Innovation Index 2017 indica anche come nel 2016 siano state il 41% le nuove approvazioni che hanno ottenuto un prezzo quali terapie first-in-class denotate da un nuovo meccanismo d’azione, percentuale identica a quella dei farmaci approvati per indicazioni orfane. Il rapporto commenta anche in modo dettagliato la situazione di ciascuna delle prime dieci aziende della classifica 2017.