Il settore farmaceutico, in occasione dell’emergenza pandemica da Covid-19, ha dimostrato il proprio ruolo strategico, determinante non solo per la salute dei pazienti e dei cittadini, ma anche per la ripresa e lo sviluppo economico del Paese. Si è trattato di un’industria che non si è mai fermata e che anche nelle prime più difficili settimane di emergenza ha continuato a garantire la produzione e la distribuzione dei farmaci senza soluzione di continuità e impegnandosi ancora maggiormente nella ricerca di soluzioni terapeutiche efficaci.

Il costante sotto-finanziamento della spesa farmaceutica

Tuttavia, nel periodo 2013-2020, la spesa farmaceutica pubblica è stata cronicamente sotto-finanziata, mediamente di circa 1,3 miliardi di euro ogni anno rispetto alla spesa effettiva. Nel 2020, anche l’Agenzia Italiana del Farmaco, AIFA, ha evidenziato l’insufficienza del finanziamento complessivo, suggerendo la definizione di un livello adeguato. «Il sotto-finanziamento e il relativo meccanismo del payback si sono dimostrati inadatti al contenimento della spesa, creando continui contenziosi e incertezza sui costi sia per l’Industria che per le Regioni – ha commentato Nicoletta Luppi, Presidente e Amministratore Delegato di MSD Italia – La rinnovata attenzione al valore della Farmaceutica per il Paese e le risorse addizionali, tra cui quelle previste dal PNRR, offrono nei prossimi mesi un’opportunità unica per riportare equilibrio tra la spesa e il finanziamento».

La necessità di riforme per il settore

Nel corso della prima tavola rotonda del Summit, è stato affrontato il ruolo rilevante dell’industria farmaceutica e l’importanza del suo impegno in R&D nella lotta al Covid-19. «Nel corso della pandemia – ha ricordato il Presidente AIFA, Giorgio Palù -le politiche del farmaco hanno acquisito grande impulso e maggiore centralità. Ad oggi il 35% dei farmaci sono biologici e la biomedicina rappresenta un asset per il Paese, con un fatturato tra i primi in Europa. Occorre tuttavia superare il sistema dei tetti di spesa e del payback unitamente ad una riforma radicale dell’Agenzia italiana del Farmaco perché ci sia maggiore equilibrio tra le funzioni di organo gestionale e di programmazione. A ciò si aggiunge la necessità di dare un impulso alla sperimentazione clinica nel nostro paese favorendo la digitalizzazione, aumentando i clinical research center, ad oggi troppo esigui per gli studi di fase I e II, grazie alle terapie innovative e ad una gestione dei comitati etici, troppo numerosi».

«Nella farmaceutica il problema non è solo il payback – ha incalzato Massimo Scaccabarozzi, Presidente di Farmindustria – La spesa farmaceutica è sotto-finanziata da anni; solo l’ultimo anno è andato un po’ meglio, con un aumento nell’ordine dell’1% annuo, di cui lo 0,8% determinato dall’invecchiamento della popolazione. Quanto al tetto, lo stesso era del 16,4% nel 2008, ad oggi del 14,85%. Non si tratta di un favore all’industria farmaceutica, ma ai cittadini. In poco più di un decennio la situazione è cambiata: oggi sono migliaia i sopravvissuti al cancro o all’epatite C, esistono farmaci per la cura della fibrosi cistica, ma il sistema è rimasto indietro senza adeguarsi».

«Negli ultimi due anni sono stati fatti dei piccoli passi avanti, ma quello che occorre è una riforma complessiva del sistema – ha evidenziato Beatrice Lorenzin, membro della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati – Anche perché dopo il Covid tutto è cambiato, anche la percezione del Sistema sanitario da parte dei cittadini. Finalmente è stato compreso che la spesa in salute è un investimento per la sicurezza del Paese. Occorre tuttavia partire da una serie di riforme: dai LEA, che richiedono una riorganizzazione del sistema di prevenzione e accesso alle cure; dal Fondo Sanitario nazionale, ancora troppo esiguo. Dobbiamo spostare l’attenzione dall’emergenza alla quotidianità, guardare ai fondi per l’innovazione».

L’importanza della ricerca  biomedica

«La ricerca bio-medica è un fattore imprescindibile per alimentare l’innovazione – ha sottolineato Paolo Bonaretti, economista industriale – e proprio la pandemia da Covid-19 ha messo in evidenza il valore di un approccio compartecipato in ambito scientifico, nel quale tanto la collaborazione tra settori pubblico e privato quanto la condivisione di esperienze su scala internazionale possano essere decisive nel consentire di rispondere con tempestività ai bisogni sanitari della popolazione. Il consolidamento di un modello partecipativo, comporterebbe una riduzione del rischio della ricerca farmaceutica, favorendo l’incremento della sperimentazione clinica, con un auspicabile aumento dell’accesso alle cure e ai farmaci innovativi da parte della popolazione». 

Per il futuro, certezza di regole e procedure regolatorie

«Il nostro Paese – ha sottolineato Angela Ianaro, membro della Commissione Affari Sociali, Camera dei Deputati e Presidente dell’Intergruppo parlamentare “Scienza e Salute” – rappresenta un’eccellenza nella ricerca e della produzione farmaceutica, ma è necessario sostenere ancora di più l’innovazione, anche attraverso un contesto che premi maggiormente il valore dell’innovazione scientifica e che si basi sulla certezza delle regole e delle procedure regolatorie».

«L’esperienza della pandemia – ha concluso il Presidente di Farmindustria – ci ha insegnato che senza Salute e investimenti nelle Scienze della Vita non c’è futuro, né sviluppo armonico della società. Occorre quindi ridisegnare rapidamente un nuovo modello di governance in questo settore che tenga conto della velocità dell’innovazione, con una Ricerca sempre più mirata e cucita sulla persona e dei nuovi bisogni di assistenza per il progressivo invecchiamento della popolazione».

In questo scenario cruciale anche un ulteriore miglioramento del Fondo per i Farmaci Innovativi che, negli ultimi 4 anni, ha dato prova della sua rilevanza.