La tanto attesa proposta della Commissione europea di revisione della legislazione farmaceutica europea è finalmente arrivata (vedi qui il sito della Commissione), dopo i due rinvii del dicembre 2022 e del marzo scorso. La strada per l’approvazione definitiva è ancora lunga e irta di ostacoli, viste le prime reazioni non completamente positive delle associazioni industriali. L’esame della proposta passa ora al Parlamento e al Consiglio europeo, che potranno apportare modifiche al testo inviato dalla Commissione.
Per il vicepresidente alla Promozione dello stile di vita europeo, Margaritis Schinas, la proposta punta a trovare il giusto equilibrio tra la promozione dell’innovazione e la possibilità di assicurare ai pazienti un accesso a farmaci a prezzi accessibili sull’intero territorio europeo. “È una riforma che assicura che l’Europa rimanga attrattiva per il business, e la nostra industria farmaceutica una potenza globale nell’innovazione. Costruire un mercato unico per i medicinali è una necessità sia per i nostri cittadini che per le nostre industrie” ha aggiunto Stella Kyriakides, Commissaria europea per la Salute e la sicurezza alimentare
Le prime reazioni in Italia
“La revisione della legislazione farmaceutica europea presentata oggi dalla Commissione UE, se approvata, avrà conseguenze pesantissime sulla competitività e sull’attrattività dell’industria farmaceutica in Europa e in Italia, quindi sugli investimenti e sull’occupazione. Ma non solo: gli effetti potranno tradursi anche in un minore accesso alle cure e all’innovazione per i cittadini”, scrive Farmindustria in una nota di commento alla proposta della Commissione UE.
Secondo la rappresentanza italiana dell’industria innovator, la riduzione della protezione dei dati a sei anni (dai precedenti otto) previsto dalla proposta di revisione, e la riduzione dell’esclusiva di mercato per i farmaci orfani da dieci a nove anni, potrebbe risultare in un indebolimento della proprietà intellettuale delle imprese, con “rischi certi per investimenti e innovazione, assolutamente non compensati dal nuovo sistema di incentivi, assai complicato da attivare e dai risultati incerti per le aziende”. Secondo Farmindustria, ridurre anche di un solo giorno la protezione della proprietà intellettuale potrebbe significare vedere arrivare prima i nuovi farmaci e vaccini nei paesi che garantiscono uno scenario più favorevole. Un quadro futuro che potrebbe andare a vantaggio dei paesi extra-UE che più hanno puntato negli ultimi vent’anni su politiche fortemente incentivanti negli ultimi, indica Farmindustria, mentre l’Europa nello stesso periodo ha perso un quarto degli investimenti in ricerca. “Perdita che pesa proprio sugli Stati con più alta presenza industriale, come l’Italia. In gioco, come ha sottolineato il Governo italiano, c’è un’industria che rappresenta un patrimonio per la salute, la crescita economica, l’innovazione e la stessa sicurezza nazionale, che rischia di essere cancellato di colpo”, si legge nella nota.
Più positivo, ma non privo della segnalazione di criticità da risolvere, il commento delle associazioni rappresentative del comparto dei farmaci generici e biosimilari. “Il ruolo centrale dell’industria dei medicinali fuori brevetto per il paziente si riflette chiaramente nelle intenzioni della proposta di revisione della legislazione farmaceutica – ha sottolineato la presidente di Medicines for Europe, Elisabeth Stampa -. Manca ancora una strategia industriale orientata a rafforzare il settore europeo dei farmaci fuori brevetto e a migliorare l’autonomia strategica dell’Unione el settore sanitario”.
Due i punti di maggiore criticità evidenziati da Egualia sul suo sito. Anche per i produttori di generici e biosimilari la proposta di nuova modulazione della protezione offerta dall’esclusività dei dati andrebbe rivista. In questo caso, però, la critica alla proposta della Commissione è che l’accumulo dei periodi aggiuntivi di esclusività potrebbe creare forte incertezza sulla reale data d’ingresso dei medicinali generici e biosimilari in molte aree terapeutiche. Da rivedere, secondo Egualia, sarebbe anche il voucher di esclusività trasferibile, pensato per incentivare lo sviluppo di nuovi agenti antimicrobici. “Quest’ultima misura, se inclusa nel testo finale, avrebbe un effetto dirompente, aumentando in modo massiccio i costi per i bilanci sanitari e ritardando l’accesso ai farmaci in aree terapeutiche critiche, come l’oncologia. Ad essa può essere efficacemente sostituita la previsione di un fondo HERA di riserva per gli antibiotici”, si legge nella nota.
Egualia ha espresso perplessità anche sulla tempistica proposta per la segnalazione delle interruzioni temporanee o definitive di fornitura dei medicinali, uno dei fenomeni alla base del problema delle carenze di farmaci sul mercato. “L’esempio italiano è la prova che più si aumentano i mesi di preavviso richiesti meno si affronta e si risolve il problema delle carenze”, si legge nella nota.
Positivo, invece, il feedback dell’associazione italiana sulle misure atte a garantire la reale applicabilità della clausola Bolar, che dovrebbe consentire il lancio di generici e biosimilari dal giorno 1 di scadenza della protezione intellettuale, e l’introduzione di quattro anni di esclusività dai dati per le molecole di uso consolidato oggetto di repurposing (le cosiddette value added medicines).
Il pacchetto di riforma
La proposta di riforma avanzata dalla Commissione UE si compone di diversi interventi normativi, che dovrebbero sostituire, una volta approvati in via definitiva, l’attuale legislazione in tema di farmaci, compresa quella sui medicinali per le malattie rare e per uso pediatrico. Il pacchetto di riforma, in particolare, comprende la direttiva 2023/132, il regolamento 2023/131 e una raccomandazione del Consiglio sulla resistenza antimicrobica. I razionali dei cambiamenti introdotti saranno oggetto di una specifica .
La direttiva conterrà tutti i requisiti per l’autorizzazione, il monitoraggio, l’etichettatura e la protezione regolatoria, comprese le procedure per l’immissione sul mercato e altre procedure regolatorie, sia per i medicinali autorizzati centralmente che a livello nazionale. Il regolamento aggiungerà a queste ulteriori norme per i medicinali autorizzati a livello europeo, in particolare quelli più innovativi. Al suo interno saranno affrontati anche i temi della gestione delle carenze e della fornitura sicura dei medicinali critici, e le regole di funzionamento dell’Agenzia europea dei medicinali.
Incentivi per l’innovazione e tempi di approvazione più rapidi
La protezione regolatoria minima prevista dalla proposta è di otto anni, di cui sei riferiti alla protezione dei dati più due anni di protezione del mercato. Tali termini potranno essere ulteriormente estesi fino a un massimo di dodici anni, derivante dalla somma di vari incentivi: due anni se un nuovo medicinale è lanciato in tutti gli stati membri UE, sei mesi per un prodotto che risponde a un bisogno insoddisfatto, altri sei mesi nel caso siano eseguiti studi clinici comparativi, un ulteriore anno se si aggiunge un’indicazione per almeno una seconda malattia.
I medicinali per la malattie rare potranno godere di una protezione standard di nove anni, a cui aggiungere anche in questo caso ulteriori periodi incentivanti (1 anno per bisogni insoddisfatti, un anno per lancio in tutta l’UE, fino a due anni per lo sviluppo di nuove indicazioni terapeutiche per farmaci orfani già autorizzati).
Sul piano del sostegno all’innovazione, sarà anche possibile ricorrere in modo molto precoce alle procedure di advice da parte di EMA, ben prima di depositare le domande di AIC. In campo regolatorio, procedure di approvazione più veloci e minori oneri amministrativi dovrebbero favorire un più rapido arrivo sul mercato dei nuovi medicinali. La proposta prevede che EMA riduca i tempi di esame dei dossier da 210 a 180 giorni, mentre la Commissione avrebbe solo 46 giorni (dagli attuali 67) per concedere l’autorizzazione all’immissione in commercio. Sono anche previste regulatory sandboxes per l’esame di medicinali di particolare interesse per la sanità pubblica, con ulteriore riduzione del tempo di valutazione a 150 giorni. Regulatory sandboxes sono previste anche per testare nuovi approcci regolatori mirati a valutare nuove tipologie terapeutiche in condizioni real-world. Non manca l’attenzione a rivedere il quadro di riferimento regolatorio nell’ottica di un maggiore utilizzo di dati ed evidenze real-world, accompagnato da una più marcata penetrazione anche in questo settore della digitalizzazione, dell’intelligenza artificiale e degli altri avanzamenti in campo scientifico. Oltre a rafforzare le attività di early scientific advice, è prevista anche l’introduzione di rolling review e di nuove specifiche autorizzazioni temporanee per la gestione delle emergenze sanitarie. È anche prevista, in molti casi, l’abolizione della necessità di rinnovare l’AIC e procedure più semplici per i medicinali generici.
Per risolvere il cronico problema delle carenze di farmaci, la riforma introduce nuovi obblighi di monitoraggio per le autorità nazionali e per EMA, a cui viene anche attribuito un più incisivo ruolo di coordinamento. Oltre che la comunicazione anticipata di informazioni sulle carenze e sui ritiri di medicinali, le imprese dovranno che provvedere all’elaborazione e all’aggiornamento di piani di prevenzione delle carenze. La Commissione ha stabilito di creare un elenco UE dei medicinali critici, con valutazione delle vulnerabilità delle relative catene di approvvigionamento e raccomandazioni specifiche sulle misure richieste alle imprese e agli altri portatori di interessi delle supply chain. La Commissione potrà anche adottare misure giuridicamente vincolanti per rafforzare la sicurezza dell’approvvigionamento di specifici medicinali critici.
Mercato unico, lotta all’AMR e sostenibilità ambientale
Uno dei punti fondanti la proposta di riforma della legislazione farmaceutica è la creazione di un mercato unico per i medicinali sull’intero territorio dell’Unione, volto a garantire un accesso tempestivo ed equo ai pazienti indipendentemente dal paese di residenza. A tal fine, come visto, è previsto un incentivo per le aziende che lancino un nuovo prodotto in contemporanea in tutti i paesi, mentre oggi si assiste a una frequente frammentazione dovuta sia a tempistiche diverse delle procedure nei diversi paesi che a una scarsa attrattività di certi mercati.
Non manca l’attenzione alle azioni per contrastare la resistenza antimicrobica e la sostenibilità ambientale dei medicinali. Ne sono esempio i voucher di esclusività trasferibile destinati alle imprese che investono in nuovi antimicrobici capaci di far fronte ai patogeni resistenti, che li potranno utilizzare per prolungare il periodo di protezione esclusiva di un altro medicinale a loro scelta (anche in altre aree terapeutiche): una forma d’incentivo pensata per supportare la ricerca e ridurre l’elevato rischio di fallimento sul mercato di questo tipo di prodotti. Sono anche previste prescrizioni modificate in materia di confezionamento e ricette, a salvaguardia dell’efficacia dei medicinali antimicrobici oggi disponibili. La proposta di raccomandazione del Consiglio conterrà obiettivi elaborati dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) sulla base delle diverse situazioni nazionali.