Si è chiusa con la sentenza della Corte di Giustizia europea del 3 settembre scorso a favore di Illumina la lunga querelle che ha visto impegnata l’azienda americana leader delle tecnologie di sequencing genomico contro la Commissione europea.

La sentenza, più in particolare, ha annullato le sanzioni comminate dalla Commissione europea a Illumina per abuso di posizione dominante nel corso dell’operazione di acquisizione di Grail, azienda specializzata nello sviluppo di test sanguigni per la diagnosi precoce dei tumori. La multinazionale americana non dovrà, quindi, più pagare la multa di 432 milioni di euro.

La decisione della Corte di Giustizia europea è giunta dopo lo spin-off di Grail da Illumina, a giugno di quest’anno, che ha reso indipendente la società. Illumina mantiene comunque una quota minoritaria del suo capitale (14,5%). La costituzione dello spin-off ha permesso anche la conclusione delle procedure aperte negli USA da parte della Federal Trade Commission.
L’acquisizione di Grail da parte di Illumina risale al settembre 2020. La causa con la Commissione europea, invece, si era aperta a settembre 2022.

La reazione della Commissione europea

Alla sentenza della Corte di Giustizia ha fatto seguito una dichiarazione della vicepresidente uscente della Commissione europea Margrethe Vestager, che ha sottolineato l’intenzione di approfondire gli elementi del giudizio e le sue implicazioni.

Nelle sue decisioni, la Commissione aveva accettato la richiesta delle autorità garanti della concorrenza di Belgio, Francia, Grecia, Islanda, Paesi Bassi e Norvegia di esaminare la transazione Illumina/Grail ai sensi dell’articolo 22, paragrafo 3 del regolamento sulle fusioni societarie. La nota di Vestager sottolinea come la valutazione condotta nel 2021 sugli aspetti procedurali del controllo UE sulle fusioni abbia permesso di evidenziare, anche mediante una consultazione pubblica, che alcune operazioni societarie possano risultare dannose per la concorrenza in Europa, nonostante non raggiungano le soglie per le notifiche alle autorità. Le aziende con fatturato limitato, infatti, possono comunque svolgere un ruolo significativo sul mercato, vuoi come fonti d’innovazione che come startup dotate di un significativo potenziale. Secondo Vestager, queste aziende – di dimensioni spesso molto più piccole di chi le intende acquisire – dovrebbero venire protette dal rischio di eliminazione.

La vicepresidente uscente ha anche sottolineato come la Commissione europea continuerà ad esaminare i rinvii ai sensi dell’articolo 22 che giungono dai stati membri che hanno giurisdizione sulle operazioni societarie secondo le normative nazionali. A questo riguardo, aggiunge la nota, negli ultimi anni diversi paesi hanno introdotto novità legislative che consentono di richiedere notifica delle operazioni di fusione e acquisizione anche ove questa non raggiungano le soglie nazionali, in relazione a situazioni che potrebbero impattare in modo significativo sulla concorrenza. «Più in generale, valuteremo i prossimi passi per garantire che la Commissione sia in grado di esaminare quei pochi casi in cui un accordo avrebbe un impatto in Europa ma non soddisfano le soglie di notifiche dellUE», ha concluso Vestager.