Terapie Avanzate: stato dell’arte e nuovi progressi

La sessione, moderata da Maria Luisa Nolli (Areta International, Gerenzano, VA) e Germano Coppi (AFI) è stata organizzata in modo da avere le testimonianze delle aziende italiane coinvolte in progetti di sviluppo di medicinali per terapie avanzate con una testimonianza di un ospedale particolarmente attivo nella terapia cellulare.

Maria Cristina Galli (ISS), esperta nel settore sia a livello nazionale che internazionale, ha presentato le linee guida delle procedure di classificazione dei prodotti per terapie avanzate, fissate dalla European Medicine Agency (EMA) e dalle Autorità nazionali competenti per supportare e incentivare lo sviluppo e poter tradurre i progressi della ricerca in efficaci Advanced Therapy Medicinal Products (ATMP). trattando anche l’aspetto tecnico- normativo e presentando esempi pratici e case-studies.

Il secondo intervento di Luca Romagnoli (Areta International, Gerenzano, VA) si è focalizzato sulla rivoluzione in atto nella medicina che sta portando alla realizzazione di farmaci disegnati in modo dedicato alle caratteristiche dei singoli pazienti. Questo tipo di medicina, chiamata personalizzata, si basa sul fatto che il regime terapeutico è scelto sulla base del profilo genetico del paziente. Si può così evitare di trattare individui che mancano del bersaglio farmacologico e che quindi non otterrebbero alcun beneficio dalla somministrazione del principio attivo. Questi presupposti indicano che si sta passando da un concetto di farmaco universale da distribuire sull’intero mercato,(“blockbuster”) a nuovi farmaci dedicati a nicchie di pazienti. Lo sviluppo delle terapie avanzate e in particolare dei trattamenti a base di cellule sta dando origine ad una nuova e ancora più peculiare tipologia di prodotti medicinali che sono definiti “autologhi”, dove il campione iniziale composto da cellule del paziente, al termine dell’ espansione e/o manipolazione in coltura, ritorna ad esso come terapia cellulare/genica.

Nelle terapie avanzate paziente specifiche gli ospedali ricoprono un ruolo fondamentale ed è questa una delle ragioni per cui un numero considerevole di ospedali si è attrezzato di piccoli impianti GMP dedicati all’espansione/manipolazione di cellule per la terapia cellulare. La testimonianza Giuseppe Gaipa (Università Bicocca Milano) ha illustrato l’esperienza dell’Unità Verri dell’Ospedale S Gerardo di Monza, un’unità particolarmente attiva nell’attuazione di protocolli di fase I/II a base di MSC (cellule mesenchimali stromali) per la cura di GVDH, la malattia da rigetto da trapianto, ha evidenziato opportunità di collaborazione con il settore industriale per trasformare quelle che oggi sono pratiche cliniche in eventuali prodotti a base di cellule.

Un esempio concreto di collaborazione pubblico-privato è testimoniato dal progetto Holostem Terapie Avanzate nel settore delle cellule staminali epiteliali. L’impresa biotech italiana, come riferisce Andrea Chiesi (Chiesi Farmaceutici, Parma), nasce nel 2008,dalla integrazione del Gruppo Chiesi con l’Università di Modena e Reggio Emilia, dotata del centro di Medicina Rigenerativa “Stefano Ferrari”, eccellenza mondiale per la ricostruzione degli epiteli di rivestimento compromessi e per la terapia genica di malattie dermatologiche rare.

Attraverso un processo di sviluppo è stato possibile ottenere la classificazione delle cellule staminali della superficie corneale, prodotto medicinale per terapia avanzata, che ha ottenuto la designazione di farmaco orfano e la definizione di prodotto di ingegneria tissutale, non combinato e per cui è stata avviata la registrazione in Europa.

L’alleanza Telethon-Glaxo Smithkline (GSK) per la terapia genica delle malattie genetiche è un fiore all’occhiello nazionale nel settore delle terapie avanzate, un accordo tra enti accademici, no for profit e farmaceutiche nell’ambito delle malattie rare e delle terapie avanzate in cui la complementarietà è il fattore di successo come riportato da Alessandro Aiuti (Telethon) che ha riferito sull’ADA SCID, una rara patologia dell’età pediatrica, causa di grave immunodeficienza combinata. Il trattamento sviluppato da HSR-TIGET è costituito da una singola somministrazione di cellule staminali ematopoitiche autologhe, ingegnerizzate con un vettore virale esprimente l’enzima ADA.Gli studi di fase I/II hanno dimostrato la potenziale capacità del trattamento di ripristinare a lungo termine la funzione immunitaria e proteggere da infezioni gravi i bambini affetti da ADA.

Un nuovo approccio al trattamento delle leucemie è stato in seguito presentato da Catia Traversari (Molmed, Milano) che ha discusso il progetto TK e la possibilità di utilizzare questa terapia cellulare ex vivo per eseguire in modo sicuro il trapianto di cellule staminali emopoietiche da donatori solo parzialmente compatibili, detti aploidentici (ad esempio padre, madre, fratelli o sorelle), che sono disponibili per quasi tutti i pazienti.

Le terapie cellulari vedono la loro applicazione in molti altri settori dell’oncologia, tra cui anche il trattamento del carcinoma ovarico. Ne ha parlato Silvia Trasciatti (Galileo Research srl, Migliarino Pisano, Pisa), spin-off della Divisione Ricerca e Sviluppo dell’azienda Abiogen Pharma Spa, che ha descritto un esempio di terapia allogenica: le cellule TALL-104. Il prodotto si basa sull’impiego di linfociti T non proliferanti a spiccata attività citotossica, non MHC-dipendente, che colpiscono selettivamente le cellule tumorali. Il progetto è stato ottenuto in licenza dal Wistar Institute (Philadelphia), mentre lo sviluppo di processo per lo scale-up industriale e la produzione di lotti clinici in GMP sono stati realizzati in stretta collaborazione con Areta International (Gerenzano, Varese). Le TALL-104 sono entrate in sperimentazione in Italia in una fase clinica I-II per il trattamento del carcinoma ovarico, condotta presso il Dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell’ospedale di Modena (lead Investigator Prof. Pierfranco Conte). Uno studio di fase II inizierà nel corso di quest’anno. La Commissione delle Comunità Europee e la FDA hanno assegnato la qualifica di medicinale orfano al prodotto.